Fin dall’antichità, in tante e diverse parti del mondo, uomini e donne andavano nelle selve per cercare pace, per indagare e nutrire la parte più nascosta e misteriosa di sé. Non poche furono le persone che decisero di vivere in questi luoghi, adattandosi, rinunciando a tutto il resto delle comodità che il proprio tempo offriva. In polverosi tomi, dizionari, vocabolari, diari di viaggio, annuari, c’è chi li chiamava stregoni o sciamani, oppure dendriti, come gli spiriti che si credeva abitassero i tronchi degli alberi, o ancora arboribonzi, mendicanti vestiti di corteccia, a seconda del periodo e della collocazione geografica. Noi, oggi, secoli, millenni dopo, torniamo nelle foreste e nei boschi per riposarci, per ritrovare un tempo diverso da quel frenetico desiderare a cui ci abituiamo, potendo scegliere, proprio per cercare un qualcosa che sentiamo di aver perduto, chissà dove, chissà come; restiamo nelle selve per poco, semplicemente sediamo, camminiamo, ascoltiamo e percepiamo. Accogliendo alcuni versi e sermoni di eremiti e monaci buddisti, mediteremo, osserveremo e scriveremo qualche parola, anche noi diventeremo antichi tessitori di foresta.
Scarpe comode e preferibilmente tuta; quaderno per scrivere e biro o matite, telo per sedersi sul prato o nel bosco.
Buddista agreste...
continua sulla scheda esperto