Una constatazione banale è che le foreste esistono da milioni di anni, da molto prima degli esseri umani. Anzi, la vita sul nostro pianeta si è evoluta fino ad oggi grazie sopratutto alla presenza del mondo vegetale che, nel corso del tempo, ha determinato le condizioni di una straordinaria complessità e biodiversità. Quindi il mondo vegetale è alla base di tutta la vita e di tutte le complesse relazioni tra le innumerevoli forme di esseri viventi. Ma da quando il genere umano ha cominciato a interagire con l’ambiente, a causa sua sono sparite la metà delle foreste.
L’allarme che scienziati ed ambientalisti stanno comunicando da decine di anni è che il clima sta cambiando a una velocità impressionante, il riscaldamento globale è un fenomeno che sembra essere fuori controllo e la velocità del cambiamento attuale è causata principalmente dal tipo di sviluppo e dallo stile di vita dei paesi più ricchi, i quali stanno facendo poco o nulla per riconoscere i propri errori e cambiare finalmente rotta.
Bisogna partire da un presupposto: la vita sulla Terra non sparirà, ha già subito ben cinque estinzioni di massa, con la scomparsa anche di oltre il 90% delle forme di vita, ma ogni volta si è ripresa. Gli scienziati ci avvisano che ci stiamo avviando alla sesta estinzione, causata per la prima volta dal genere umano stesso; ma quando dopo la catastrofe la vita riprenderà la sua evoluzione, molto probabilmente noi non ci saremo più.
Bisogna agire ora per far capire agli umani che la soluzione è nella presa di coscienza individuale, che la responsabilità è di tutti noi e che ognuno può fare qualcosa, partendo da se stesso e dalla propria vita, senza usare la scusa che uno solo conta nulla. Dovremmo prendere esempio proprio dalla foresta,dove ogni albero fa la sua parte e collabora al mantenimento della vita, creando le condizioni affinchè tutte le componenti possano sopravvivere ed evolvere.
Noi interpretiamo la foresta come un insieme di individui alberi perché ci concentriamo sui fusti e sulle foglie, senza prendere in considerazione ciò che non vediamo perché sta sotto terra; in realtà le radici interagiscono, si intrecciano, si fondono, comunicano tra loro (il prof. Stefano Mancuso ce lo sta insegnando...), operano per la sopravvivenza non solo del singolo albero ma della comunità foresta. Tutto viene riutilizzato per il bene comune, il legno morto o le foglie della passata stagione diventano nutrimento per le generazioni attuali e future.
Cambiare rotta si può, imitando la foresta che conserva e rigenera se stessa e arricchisce la vita. Se abbiamo eliminato metà delle foreste esistenti naturalmente sul pianeta, possiamo mettere le basi per un rapporto diverso con la Madre Terra tentando di rimediare agli errori fin qui fatti, quindi piantando e curando gli alberi, per ripristinare le foreste che abbiamo eliminato.
Possiamo fare molte altre cose, modificando il nostro stile di vita, a partire dall’alimentazione, consumare di meno e meglio, usando energie veramente rinnovabili, ma dovremmo partire proprio dal mondo vegetale, dalla sua forma più evoluta e complessa, la foresta. Sempre citando Stefano Mancuso, se fossimo capaci di piantare 1000 miliardi di alberi su tutto il pianeta – traguardo del tutto possibile e realizzabile, se solo ci fosse la volontà di farlo – riusciremmo a mettere un grande freno al cambiamento climatico e a dare un grosso contributo alle possibilità di sopravvivenza del genere umano.
di Toio de Savorgnani